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Vertenza Ast, il dibattito in consiglio comunale

(Ufficio Stampa) – Il dibattito consiliare di oggi pomeriggio a Palazzo Spada, nella seconda parte della seduta straordinaria dedicata alla vertenza Ast, ha coinvolto i gruppi consiliari di maggioranza e d’opposizione e ha tenuto ben presenti gli elementi di novità emersi a seguito delle dichiarazioni del ceo di Outokumpu, oltre che dalle relazioni tecniche della mattinata. Nella giornata di domani – ha detto il presidente Giorgio Finocchio – la conferenza dei presidenti dei gruppi elaborerà un atto comune che sarà portato all’attenzione del consiglio nella seduta di venerdì.
Ecco una sintesi dei primi interventi di stasera.
“Purtroppo – ha detto Enrico Melasecche (Udc) - credo che alla fine le logiche restino la stesse da anni, come avvenne per il magnetico”. “Mi auguro che il Governo, nella persona del presidente del consiglio, tenga conto che questa vertenza - al pari di quella di Taranto - è un problema nazionale per il presente e il futuro del Paese”. “Occorre mettere in campo se necessario anche la Cassa Depositi e Prestiti – ha aggiunto il consigliere dell’Udc - in una logica però molto diversa da quella delle vecchie partecipazioni statali: occorre una presenza dello Stato per stare nel Cda e controllare le scelte,  per chiedere rispetto non solo per il nostro territorio, ma per la politica industriale del Paese”.

Per Giampiero Amici (Pd) la presa di posizione di Outokumpu potrebbe avere anche degli aspetti positivi, “ma questa nuova situazione deve essere colta dalle istituzioni nazionali per assumere un ruolo diverso nella vicenda, altrimenti c’è il rischio che l’azienda vada verso una costante perdita di mercato”. “Ci sono diversi modi per creare condizioni di sciacallaggio e questo che stiamo vivendo è uno di quelli”. “E’ allora necessario che il Governo, non solo come ministero dello sviluppo economico, ma come presidenza del consiglio, prenda in mano la questione e stabilisca in quali settori lo Stato deve essere presente e come sviluppare una concreta politica industriale. Tra le ipotesi c’è anche quella di un intervento diretto dello Stato, con una modalità nuova e diversa rispetto al passato che consenta al Governo di stare dentro queste vicende, affinché abbia un potere contrattuale”.

Giuseppe Boccolini (Psi) ha sottolineato come il nostro territorio stia correndo dei rischi drammatici, facendo riferimento sia alla relazione di Priante che alle ultime notizie che arrivano da Outokumpu. “Occorre – ha detto Boccolini - che la vertenza Terni venga assunta dalla Presidenza del Consiglio, soprattutto in una situazione d’incertezza, come quella attuale, in cui non conosciamo quale sarà il nuovo scenario e non sappiamo se ci sono altre offerte”. Boccolini ha anche sottolineato come il consiglio comunale abbia avuto la forza di rimettere al centro dell’azione politica la tutela della maggiore azienda del territorio e dunque del lavoro. “In questa fase – ha detto - rischiamo che ci portino via non solo i bulloni, ma anche noi stessi: occorrono lotta e proposta politica. In questo senso la cassa depositi e prestiti potrebbe essere uno strumento nuovo da utilizzare in questa vicenda”. Boccolini si è detto anche “scioccato dalle dichiarazioni del presidente di Confindustria Bernardini che di fatto suggerisce di non disturbare il manovratore”.

Riccardo Giubilei (Pd) ha ringraziato la presidenza del consiglio per aver organizzato le sedute dando modo ai consiglieri di approfondire l’argomento. “Il quadro disegnato dagli interventi tecnici, molto lucidi e professionali. è fosco e preoccupante: la Commissione Europea era stata molto chiara nel garantire che nella fase della vendita non si sarebbe dovuto svantaggiare il sito di Terni. Questo non sta accadendo e perdere altro tempo sarebbe ancor più dannoso”. “Uno dei modi per venir fuori da questa partita è la velocità della vendita, perché è chiaro che in questa fase il nostro sito è oggetto di manovre speculative”. “Va bene investire della vertenza la presidenza del Consiglio – ha detto ancora Giubilei - ma non appare opportuno sottovalutare il lavoro effettuato dal ministero dello sviluppo economico”. “Ancora una volta – ha concluso - il consiglio comunale mette la freccia e supera con quest’iniziativa un esecutivo immobile”.

Per Alessio Cicioni (Pd) da quanto sta accadendo “emerge uno scenario di guerra, una guerra che si combatte non con gli eserciti, ma a livello economico e politico in ambito europeo”. “La questione Terni sta assumendo dunque una valenza di livello nazionale e non può che essere seguita a questo livello”.

Per David Tallarico (PTca) in una fase drammatica come l’attuale serve una riflessione seria e più attenzione anche da parte della città. “La produzione Ast, in questi mesi d’incertezza si sta riducendo: il depotenziamento del sito è già in atto e tutto questo sta avvenendo nell’ambito di una guerra europea in cui ogni stato difende il suo orticello”.

Paolo Garofoli (GM) ha sottolineato come sia più che mai necessario per il Paese porre in essere una seria e concreta politica industriale, che vada ben al di là delle dichiarazioni mediatiche o di principio. Garofoli, anche in riferimento al territorio, ha parlato ad esempio delle condizioni di base per l’attività industriale, come il prezzo e la disponibilità dell’energia. “Occorre inoltre, se si considera strategico il settore siderurgico, porre le industrie nelle condizioni di operare a livello di competitività, con la tassazione, con un disegno strategico generale”. “Il tema è rimettere al centro dell’agenda l’identità industriale del nostro Paese e intervenire oltre la rassegnazione e il fatalismo”.
“Dobbiamo riportare al centro dell’attenzione la vertenza Ast – ha concluso Garofoli -  perché è questo il tema centrale per il nostro territorio e non quello del teatro Verdi, perché di siderurgia rischiamo di morire. Dobbiamo far capire al Governo che Terni non deve essere abbandonata, ma anche che non abbiamo bisogno di ammortizzatori sociali: qui abbiamo un’eccellenza e chiediamo solo di continuare a lavorare”.

Antonio Baldassarre (LB) ha detto che occorre partire dalla posizione espressa dall’Antitrust, “una posizione che non si potrà spostare”. “Le dichiarazioni di Outokumpu di stamattina possono anche essere anche un tentativo dei finlandesi di rialzare il prezzo, ma ad oggi non abbiamo elementi per valutare”. “L’intervento della Cassa Depositi e Prestiti, invocato da qualcuno, non appare credibile: il denaro gestito dalla Cassa deve infatti avere un ritorno a breve e non credo che nella situazione in cui siamo si possa attendere un ritorno importante neanche a medio termine dall’attività di Ast. In questo senso anche un intervento dello Stato per le spese d’investimento non è certo semplice”.
“Un’iniziativa credibile – ha concluso Baldassarre - è senz’altro quella di chiedere un intervento politico del Governo e dei commissari italiani verso l’Europa, con un impegno forte e serio”.

Data aggiornamento della pagina: 02/05/2017